È veramente possibile per le donne sfondare il “soffitto di cristallo”? Ne abbiamo parlato a Milano giovedì 15 giugno, presentando “She leads. La parità di genere nel futuro del lavoro”, il libro scritto da Stefano Cuzzilla, Presidente di 4.Manager e Federmanager insieme con Andrea Catizone, avvocata sui diritti della persona e delle discriminazioni, e curato dalla giornalista Silvia Pagliuca.
L’evento, che si è svolto presso l’auditorium del Sole 24 Ore, editore del volume, moderato dalla giornalista Maria Latella, ha visto una grande partecipazione, anche di personalità istituzionali e ha rappresentato un’importante occasione di confronto e di riflessione sul fatto che un’uguaglianza di genere è possibile, ma è innanzitutto necessario un cambio di rotta culturale e sociale.
“Ridurre i divari di genere e essere protagonisti di un cambiamento – ha commentato Stefano Cuzzilla, Presidente 4.Manager e Federmanager – oggi non è solo auspicabile ma necessario. Dobbiamo diffondere una cultura d’impresa più inclusiva. È ormai nei fatti, le imprese che hanno una governance mista sono più competitive e aperte all’innovazione. Uno dei punti importanti su cui soffermarsi è il rinnovo dei contratti di lavoro. Devo dire che la lungimiranza di Federmanager e Confindustria hanno permesso di fare dei passi in avanti che hanno un profondo significato sociale, oltre che contrattuale. Uno tra tutti aver diviso, anche formalmente, la malattia dalla tutela della maternità e paternità. Continuerò a lavorare perché siano superati quegli ostacoli che alimentano le asimmetrie di genere nel mondo del lavoro. Continuerò a lavorare per soluzioni di welfare integrativo e di conciliazione vita lavoro, oltre che alla promozione della salute e della genitorialità. Non possiamo continuare a tenere in panchina una parte così importante del capitale umano”.
Gli autori, inoltre, hanno presentato gli strumenti concreti per diffondere una cultura aziendale più equa e inclusiva: dalle misure vincolanti del Parlamento europeo sulla trasparenza retributiva alle clausole sociali nel nuovo Codice appalti per l’occupazione femminile, ai fondi stanziati dal Pnrr.
Un cambiamento di direzione obbligatorio, sostenuto anche dalla Certificazione per la parità di genere, attraverso cui nel concreto le imprese si impegnano ad eliminare le disparità di genere nel mondo del lavoro e nella vita sociale, guadagnando in termini di crescita, inclusione e innovazione.
“La Certificazione sulla parità di genere – sottolinea l’avvocata Andrea Catizone – fa uscire dal cono d’ombra il tema della gender equality perché fornisce alle imprese una serie di strumenti per cambiare la cultura aziendale sui temi della diversità e dell’inclusione. Oggi si è capito che l’assenza delle donne dal mondo del lavoro crea un disvalore per l’intero paese. Con la certificazione, invece, si è voluto dare alle imprese dei meccanismi premiali che possano introdurre una serie di azioni che ne modifichino la modalità di approccio rispetto al lavoratore, all’orario di lavoro, all’organizzazione delle progressioni di carriera, al linguaggio che viene utilizzato e a come si gestiscono i rapporti dentro le imprese”.
L’evento è stato anche l’occasione per condividere storie di successo di top manager che ce l’hanno fatta a sfondare il soffitto di cristallo, che hanno raccontato la loro esperienza per intraprendere la via che conduce alla gender equality.
Un esempio di come la Certificazione sulla parità di genere incida sulle politiche aziendali viene proprio dal Gruppo 24 Ore. “Il Sole 24ore – ha spiegato infatti Mirja Cartia d’Asero, Amministratrice Delegata Gruppo 24 Ore – è il primo media ad aver acquisito la certificazione di parità di genere già a dicembre scorso e di questo siamo particolarmente fieri. Non lo abbiamo fatto come un punto di arrivo ma come un punto di partenza: è come fare le analisi del sangue, ci siamo misurati sulle tematiche principali come la parità di genere in azienda a tutti i livelli, anche quelli apicali, il gender pay gap, e altre iniziative che favoriscano la possibilità di dedicare il proprio tempo con determinazione sia all’avanzamento professionale per tutte le donne, sia nei momenti di maternità sapendo di poter tornare in un ambiente sano che aspetta a braccia aperte la lavoratrice che torna. Abbiamo previsto contributi di mille euro per ogni nuovo nato contribuendo quindi alla retta degli asili nido, iniziative sulla mobilità urbana e tante altre, ad esempio la formazione interna”.