Nell’ambito di Exco 2019, la prima manifestazione globale dedicata alla Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile, che si è svolta dal 15 al 17 aprile alla Fiera di Roma, 4.Manager ha consegnato il premio Speciale “Competenze per la sostenibilità” a Novamont. L’evento si è svolto in occasione della presentazione del concorso “Aziende Best Performer dell’economia circolare”, promosso da Confindustria.
Novamont è un’azienda leader nel settore delle bioplastiche, rappresenta un esempio virtuoso di sviluppo industriale in una logica di rigenerazione territoriale e valorizzazione delle infrastrutture. Si è convertita ad un’economia circolare e sostenibile e ha dato un grande contributo alla crescita delle conoscenze e competenze manageriali sul tema di economia circolare e sostenibilità ambientale.
Abbiamo intervistato Federica Mastroianni, Corporate Communication Manager di Novamont:
Che significato ha per Novamont ricevere il premio speciale 4.Manager per l’economia circolare?
Per Novamont è stato un motivo di grande orgoglio proprio perché noi nasciamo 30 anni fa con l’idea di realizzare un modello e dei prodotti ispirati all’economia circolare. Questo premio importante ci conferma che stiamo lavorando nella giusta direzione e che questo è riconosciuto anche all’esterno.
Nella sua esperienza, quanto sono importanti le competenze manageriali per la crescita di un’impresa?
Le competenze manageriali sono determinanti ed è fondamentale che siano coerenti rispetto anche ai nuovi modelli di sviluppo che vengono adottati. Nel nostro caso, si tratta di un settore che integra diversi comparti, non soltanto la chimica, ma anche l’agricoltura e con l’ambiente; quindi quello che caratterizza le nostre persone è sì una forte competenza tecnica, ma soprattutto una visione multidisciplinare che permette loro di gestire progetti complessi.
Su quali settori l’azienda ha spinto negli ultimi anni?
Sicuramente l’innovazione è l’ambito che caratterizza Novamont fin dall’inizio, perché nasce come centro di ricerca all’interno del gruppo Montedison, diventa poi un’impresa indipendente e poi un gruppo come è oggi. Una persona su quattro all’interno del nostro gruppo è un ricercatore, quindi si occupa a tempo pieno di ricerca e sviluppo. Investiamo ogni anno tra il 6 e il 7% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo e questa è una costante di tutto il nostro percorso. Sicuramente negli ultimi anni c’è stata un’intensificazione dell’investimento per portare all’industrializzazione le tecnologie che la nostra ricerca ha sviluppato, quindi una forte area di potenziamento è stata quella dell’ingegneria. Per raggiungere questo obiettivo, ci siamo dotati, al nostro interno, di nuove competenze manageriali.
Secondo la sua esperienza come si può realizzare al meglio il binomio impresa-manager?
Nel nostro caso è fondamentale l’adesione al modello di sviluppo che l’azienda promuove quindi, al di là delle competenze e del bagaglio che il manager si porta dietro, è estremamente importante che venga abbracciata la mission dell’azienda, che non è solo quella di realizzare prodotti, ma soprattutto di impattare positivamente sull’ambiente e sulle problematiche sociali.
Quali sono le prossime sfide di Novamont?
Noi continuiamo a investire nel miglioramento dei nostri materiali, sia dal punto di vista tecnico che ambientale e stiamo sviluppando una serie di nuovi prodotti, diversi dalle bioplastiche, che rappresentano il nostro core business. Nello specifico, si tratta di biolubrificanti, bioerbicidi e della cosmesi, pensati sempre nell’ottica di preservare l’ecosistema e l’ambiente naturale dall’utilizzo di prodotti fortemente inquinanti, i cui impatti negativi sono sotto gli occhi di tutti.
Secondo lei come può avvenire, per le aziende, un passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare?
Sicuramente attraverso un processo di formazione, soprattutto del management, non soltanto in termini di nuove competenze, ma proprio di ottica, di educazione alla complessità. L’economia circolare non riguarda un solo parametro, ma una molteplicità di fattori (come ad esempio l’impatto ambientale e sociale) che si integrano tra loro. Quindi è importante sviluppare le competenze per presidiare questi fattori, ma anche sapere come gestirli nella loro globalità.